È passata una settimana dalla mia ultima gara, dal mio vero obiettivo: la qualificazione ai campionati italiani.
Prima di questa gara, 15 giorni prima esattamente, sono salito su un palco per quella che sarebbe dovuta essere una competizione. Mi davano per vincitore o secondo classificato prima dei verdetti. La giuria mi ha posizionato al 4° posto della graduatoria.
Ingiusti? Verdetto sbagliato?
L’occhio delle persone che ti guardano percepisce benissimo anche in maniera inconsapevole tutto quello che vuoi trasmettere. Io non sono salito su quel palco con in testa quella competizione, io ero su quel palco perché per me rappresentava un passaggio d’obbligo per ottenere la forma migliore che mi avrebbe permesso di arrivare al mio obiettivo: vincere la selezione per gli italiani! Era importante per me raggiungere una condizione da palco per la gara che precedeva le selezioni e non affaticarmi troppo perché dopo 1 giorno solo di recupero avrei ripreso i miei allenamenti per la selezione.
Non si vincono gare se non si ha in testa già la vittoria. Può darsi che la mia forma fosse da 1° o 2° posto alla prima gara ma poco importa: ai giudici salta all’occhio il muscolo di chi è li per vincere, di chi ha la fame giusta per strizzare fino all’ultima fibra e giocarsi tutto quello che ha! Io non l’ho fatto! Ed è stato giusto così! Mi mancava l’agonismo, avevo dimenticato quanto fosse brutto sentire di non aver dato tutto quello che avevo! Avevo dimenticato cosa significasse essere in competizione, essere in gara!
Nella precedente pagina del mio diario hai letto “tutto è perfetto per te” ed è quello che mi sono detto al termine della gara. Nel pubblico c’erano le mie bimbe, mia moglie, mio padre, il mio staff, i miei amici… tutti a fare il tifo per me! Tutti a rinunciare a parte della loro giornata per me, ed io a non ripagarli con un impegno massimo su quel palco! Non era la sconfitta a bruciare, o sapere di essere stato giudicato in modo iniquo: sentire di non aver dato tutto era la cosa peggiore. Dopo un giorno di riposo non vedevo l’ora di tornare ad allenarmi. Ora sapevo quello che non poteva mancare: non è pasta frolla se non ci metti il burro! Nessun ingrediente può mancare quando prepari una ricetta di qualità, quando vuoi essere il master chef! Sono state 2 settimane di lavoro più intenso che mai. Sapevo che in allenamento non mi ero mai risparmiato e non riuscivo a perdonarmi di averlo fatto su quel palco. La mia testa era già alla selezione, non avrei lasciato quei riflettori con ancora una goccia di sudore in corpo.
Finalmente arriva il giorno del “The Best Natural In Show” la competizione in cui poter staccare il mio biglietto per gli italiani. Arrivo il giorno prima a Vicenza, mi riposo come non mai, una passeggiata per il centro mi aiuta. La gestione dei pasti è perfetta, l’ansia da gara è ai livelli giusti, non è facile prendere sonno ma dormo profondamente.
Il giorno della gara è finalmente arrivato. La mia uscita è prevista intorno alle 18e30 così ho tutto il tempo per fare una passeggiata, tornare in stanza, guardare un film e riposare.
“STAYING ALIVE”, questo esattamente il film che guardo.
Come mai questa scelta? Tony Manero, il protagonista del film è un ballerino sfigato che non trova parte in nessuno spettacolo di Broadway. Poi finalmente viene selezionato in un corpo di ballo e stanno preparando una scena quando capisce di poter sostituire il primo ballerino che non brillava agli occhi del coreografo. Ottiene la parte, è tutto pronto, tutto programmato nei minimi dettagli, si va in scena. Nulla deve essere lasciato al caso, Tony Manero è in un sistema perfetto: la coreografia del suo capo! Ma l’artista può essere definito tale se padroneggia il sistema e riesce ad uscirne quando ne trova la possibilità rendendolo ulteriormente grande. È questo quello che farà Manero: nell’ultima scena, allontana la ballerina co-protagonista e si crea un assolo per poi proporre un finale col botto!
Quando sali su un palco è tutto studiato: ogni tua posizione, come mettere il piede, a che altezza deve trovarsi il gomito, se ruotare di 30° o più, inclinare il tronco… tutto viene precedentemente deciso. E tu sul palco dovresti eseguire quello che è stato stabilito, quello che è stato “sistemato”. Ma devi sentirti te stesso, devi sentire che in quel momento stai dando tutto quello che hai, tutto quello che puoi, devi governare quel sistema e se puoi, uscirne per fare emergere tutto di te.
Pochi istanti prima di entrare nel teatro dove mi sarei esibito carico uno stato sui social: “STAYING ALIVE”.
Eh sì! Non mi importava di nulla in quel momento: volevo solo sentirmi vivo su quel palco, fare arrivare tutta la mia personalità, tutta la mia energia, tutte le mie scelte! E così è stato!
Mi sono riscaldato, ero teso, le mani fredde nonostante il riscaldamento fosse ormai inoltrato. Mancava poco che chiamassero la mia categoria… le mie mani non erano più fredde! Ero io, non avevo più nessun blocco, potevo liberare quello che l’ansia la paura la preoccupazione tengono bloccato dentro di te: potevo far vedere quello che 2 settimane prima avevo nascosto! E boooooommm!!! È posing dal primo istante all’ultimo, sorrido, competo, mi diverto, guardo i giudici negli occhi… e non per cercare approvazione ma perché avessero l’opportunità di leggere!
Primo posto: sono soddisfatto, sono felice di aver vinto, di essere arrivato primo. La più grossa soddisfazione è uscire da un’arena sapendo di aver lasciato tutto lì dentro, sapendo che non avrei potuto fare di meglio!
Quando ho deciso di rientrare in pista avevo 7 settimane per prepararmi alla selezione per gli italiani. Mimmo De Luca mi lancia una sfida che mi motiva a palla: sarà difficile ritrovare le cosce che avevi in così poco tempo! Era quello che volevo sentirmi dire: non mi piacciono le cose facili, sono un neurotipo particolare! Poco GABA, tanta ADRENALINA! Lanciami una sfida e mi faccio il culo!
Nella prossima pagina ti racconto quale è stata la strada e quali le scelte che mi hanno permesso di ridare alle mie gambe la muscolatura di qualche anno addietro in sole 7 settimane.
A presto