Quella volta che sono rimasto sotto il bilanciere…

Non hai letto male il titolo!

Non sei nel diario di un supereroe della Marvel!

Tutti noi facciamo cazzate, tutti noi sbagliamo nel fare qualcosa, tutti noi abbiamo delle debolezze!

Non è importante quanto tu abbia sbagliato o quante debolezze tu abbia, ciò che conta in assoluto è quanto hai consapevolizzato le cazzate che hai fatto e quanto hai imparato dagli errori!

Lascia che ora ti racconti l’aneddoto al quale ho accennato nel titolo…

Ero da qualche mese in palestra, il mio primo anno di allenamento in un luogo popolato di persone che si allenavano come pazzi, gente che masticava ghisa al posto del pane e caricava dischi sui bilancieri come fettine di pomodoro sulla mozzarella.

Quella palestra aveva il sapore della forza: già quando entrava potevi respirare quell’inconfondibile odore di ghisa erosa dal tempo, quasi come stessi entrando in una fabbrica di ferro! Appena dentro la palestra avevi sulla tua sinistra la reception ma nulla ti separava dallo spazio sconfinato che ti si apriva davanti: quello spazio era denso di attrezzi, di qualsiasi genere, sembrava il paese delle meraviglie… macchine isotoniche, macchine a carico libero, manubri, bilancieri e una marea di dischi di diverse misure e pesi. Quella vista, quell’odore, non erano traditi affatto dalla sensazione che provavi ogni volta che afferravi il tuo bilanciere: freddo (di quel ferro che pesa davvero), ruvido (di quel ferro che atleti ed atleti e poi ancora atleti hanno utilizzato), carico di vibrazioni; sì, vibrazioni! Tu afferravi quei bilancieri, quei manubri, ti sedevi su quegli attrezzi e percepivi l’energia che avevano liberato in tanti prima di te e che non lasciava scampo: dovevi farti il culo!

Ero solito allenarmi con mio fratello Salvio ma quel giorno avevamo orari diversi e pur di non saltare il nostro work-out ognuno di noi si allenò in momenti diversi. Era il giorno delle spinte, quello che quando sei pischello aspetti con ansia! Quello per il quale ti stai preparando mentalmente da giorni perché vuoi che quel bilanciere si pieghi per quanto lo carichi.

Ora immagina me: il pischello di cui parlavo prima. 17 anni, pochi mesi di allenamento, tanto testosterone in circolo, l’ego a quell’età poi è il tuo re. Entro in palestra, devo allenarmi solo, voglio alzare il mondo, voglio provare a me e a chi può guardarmi in quel momento che anche io posso, che anche io sono forte, che anche io avrò il corpo che tutti vogliono!

Questi erano i presupposti con cui mi preparavo ad affrontare il mio allenamento. Il primo esercizio era il classico che attendevo da una settimana: BENCH PRESS! Finalmente potevo iniziare il mio riscaldamento (4 cazzate all’epoca che non erano nemmeno lontanamente l’ombra del vero riscaldamento), e finalmente sono pronto per cominciare. Qualche serie più scarica e poi via con quelli che erano i dischi che sapevo di poter sollevare. La prima serie sembra andare talmente bene da darmi fiducia e credere di poter fare il mio personal record. Non aspetto nemmeno un’ulteriore serie di prova (non volevo “scacarmi”) e su con altri dischi. Poca gente in sala, qualche ragazza interessante, qualche bullo (più bullo ancora di me) e qualche gentile signore in pensione. Grande preparazione per questa seconda serie, mi setto, sono finalmente pronto. Le prime ripetizioni vanno via facilmente ma già sento che il carico è eccessivo per quante ne dovrei fare. Eppure il mio obiettivo è scritto sul foglio: devo fare le ripetizioni che il mio programma prevede e non sono disposto a posare il bilanciere prima di quel momento! 6 reps il mio target: arrivo alla 5° che chiudo a stento, avrei dovuto posare ed accontentarmi… e invece NO! Ancora una…se se… solo nella mia testa ancora una! Il bilanciere scende sotto controllo ma di salire non ne vuole più sapere e da buon pischello faccio la mia figura di merda della giornata: quel signore anzianotto in pensione viene a soccorrermi per primo! Il bilanciere stava per sfondarmi il petto, avevo avuto almeno il buon senso di cercare aiuto!

Ero demoralizzato ed abbattuto dopo questa figuraccia. Quasi non mi andava di tornare in palestra il giorno dopo. Ma non era questo che voleva insegnarmi quell’evento. Quella cazzata mi stava dando due incredibili consigli:

  1. Andare oltre il tuo limite è improduttivo e dannoso
  2. Non lasciare che le ripetizioni guidino il tuo sforzo

Ai miei allievi quando insegno come allenare i nostri atleti dico sempre “meglio 1 metro sotto che 1 centimetro sopra” in riferimento alla prestazione che loro possono offrire in quel determinato momento. Di certo ho allenato migliaia di persone, per cui l’esperienza da coach è indiscutibile. Ma se dovessi dirti in tutta onestà da dove viene questa saggezza, ti direi da quel benedetto lunedì mattina in cui mi stavo sfondando il petto per essere borioso e darmi delle arie!

Dunque, non preoccuparti se fai delle cazzate… capita a tutti! La lezione più importante che possa passarti è:

“non ripetere due volte la stessa cazzata”

Se succede, significa che non hai capito veramente di aver fatto una cavolata la prima volta che ti è successo e che hai reiterato il tuo errore! Sbagliare aiuta a crescere, ma devi essere disposto a darti del “coglione” quando è il caso altrimenti rischi di rimanerlo per sempre!

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