Quante volte ti è capitato di pensarlo?
Quante volte davanti ad una situazione difficile hai pensato che fosse troppo grande per te?
Quante volte davanti ad un bivio hai scelto la via più agevole, la strada più comoda?
Non ti biasimare, è successo a tutti! Non sei un perdente o un fallito se hai risposto “sì” anche solo ad uno dei quesiti di sopra! Hai solo avuto paura, magari non ti sei sentito al sicuro; forse non ti sentivi accettato o amato; o forse ancora temevi il giudizio!
Non c’è nulla di sbagliato in quello che hai fatto! Può succedere di sentirsi piccoli in un mondo così grande e difficile. Magari a questo aggiungi qualche esperienza negativa precedente che ti ha segnato ed hai fatto bingo! Hai composto la miscela perfetta per continuare a sentirti piccolo e perderti gran parte delle cose belle che questa terra ci offre.
Avevo appena finito il liceo, quello scientifico, quello dei cervelloni, quando la vocina dei miei desideri mi diceva “tu devi fare qualcosa per la tua passione, tu devi continuare a studiare per fare di quello che ami anche il tuo lavoro”.
E poi c’era un’altra vocina che mi diceva “hai appena finito con il massimo dei voti il liceo dei cervelloni, il tuo tema d’esame è stato persino pubblicato, il prof di italiano e latino dice che hai una gran mente per sprecarla con i salti, le corse, il pallone e i pesi, per la prof di fisica saresti un grande ingegnere…”
Anche se nella mia pancia le idee erano chiarissime, in testa avevo una gran confusione. Ero confuso, temevo che i miei genitori rimanessero delusi dalla mia decisione, ripensavo a quello che gli altri si aspettavano da me. A Napoli il diplomato ISEF (Istituto Superiore di Educazione Fisica) o il nuovo laureato in Scienze Motorie rimaneva sempre un maestro di “zumpi”! Sì, insomma, uno che più di insegnarti a saltare non può fare. Invece uno che ti chiede di imparare la Divina Commedia a memoria, cazzo! ti sta facendo leggere Dante!
E così impari cos’è giusto o sbagliato, cos’è meglio e cosa peggio! Ma esiste davvero una differenza tra giusto e sbagliato? Tra meglio e peggio?
Pur avendone sempre avuto la sensazione, solo qualche settimana fa ho assunto la consapevolezza del fatto che queste differenze sono solo delle gran cacate! La differenza vera, primordiale, unica e sola esistente è quella che separa il vitale dal mortale.
Finito il liceo, temporeggiai davanti a quel bivio. Dove vado? Divento un “maestro di zumpi” o decido di scrivere sulla porta di casa “Ing. Claudio De Michele” oppure “Dottor Claudio De Michele”. Temporeggiai quel tanto che bastava per trovare la scusa di non essermi accorto che scadeva la domanda per la selezione ai test di ingresso alla facoltà di Scienze Motorie e quindi ero obbligato a sceglierne un’altra visto che non mi andava di arrestare gli studi. Volevo far venir fuori la mia prima vocina ma sembrava ancora troppo debole. Nello stesso tempo quell’altra, quella violenta che gridava all’ingegnere, al dottore…beh…questa proprio mi disturbava.
Ancora timoroso di come l’avrebbero presa i miei e del giudizio dei miei professori, dei miei amici, scelsi di iscrivermi a Lingue e Letterature Straniere Moderne, 1° lingua inglese e 2° giapponese. Anche questa scelta non era proprio in testa ai desideri di chi voleva il meglio per me ma sempre meglio che “maestro di zumpi”.
Sono sempre stato un allievo modello. Non mi andava di farmi trovare impreparato. Studiavo in maniera approfondita e aspiravo sempre al massimo dei voti. E continuai a farlo anche in questa nuova esperienza: chiusi il primo anno accademico dando tutti gli esami, avevo la media del 28 e qualcosa. Avevo confermato a tutti anche in questa nuova esperienza che ero bravo! L’ultimo esame che diedi dei 5 fu Storia del Teatro Contemporaneo… e chi se lo dimentica! Lessi testi, studiai autori, la drammaturgia, la commedia, la satira… avevo fatto approfondimenti di ogni genere per prendere 30 a quell’esame! Boooom! E 30 fu! Ricordo ancora che l’esame lo sostenni in uno dei dipartimenti più vecchi della facoltà, ero all’Orientale di Napoli. Dovevi entrare nel cuore del centro storico, passare per palazzi tanto belli quanto fatiscenti che stringevano le strade da un lato e dall’altro quasi strozzarle. Passeggiavo tra queste vie per andare a sostenere il mio esame ed avevo la sensazione che la gente urlasse di continuo, sentivo clacson suonare, motorini sfrecciare, ambulanti fregare i passanti…salgo le scale di un vecchio palazzo, erano gradoni alti e di pietra, di un grigio scuro ancora più tetro per gli anni da cui erano lì! Arrivo finalmente in dipartimento, le stanze sembravano loculi scarsamente illuminati, e con la testimonianza di un inserviente posso sostenere il mio esame con quel docente amorevolmente stanco. Presi 30, sì! Uscito dal dipartimento rifeci quelle scale, sembravo soddisfatto ma le scale erano rimaste grigie quanto prima; tornai per strada e mi sembrava che la gente avesse fatto iniezioni di caffeina: tutto era peggio di prima, più urla, più caos! Arrivo finalmente a Palazzo Giusso, c’è un piazzale davanti. Noi studenti usavamo dei muretti per riposare un po’ le nostre gambe e rilassarci un attimo. C’erano dei bambini che giocavano a calcio, faceva un caldo bestiale, si crepava, e quei bambini erano tutti a torso nudo. Uno durante il gioco si allontana un attimo, va dietro un paletto, si abbassa il pantaloncino verde pistacchio che indossava corredato di buche e fa una pipì d’istinto, mentre il suo sguardo e le sue parole sono ancora intente a dare suggerimenti ai compagni di squadra per evitare il gol in momentanea inferiorità numerica. Non avevano caldo! Non erano infastiditi dai clacson dalle voci dai motorini… erano immersi nella loro felicità! Credo di essere rimasto a guardarli un’oretta. In quell’ora non ho pensato molto, o almeno non in maniera consapevole! Quando mi sono alzato per andare via, prima di tornare a casa sono passato per la segreteria della Parthenope (l’Ateneo di Scienze Motorie) ed ho raccolte le info per l’iter sulla rinuncia agli studi e la richiesta di ammissione ai test preliminari.
Quando sono rientrato i miei non c’erano, sono salito in terrazza dove ammucchiavo i libri degli esami che avevo già sostenuto. Alcuni non ricordavo nemmeno di averne, e soprattutto avevo cancellato completamente le informazioni che mi avevano fornito per i miei 30. Non avevo sostenuto un solo esame per me. Avevo fatto tutto per dare ascolto alla seconda vocina. Volevo sentirmi come quei bambini che giocavano a calcio, e poco importava se avevo o meno la maglia indosso, o se il mio pantaloncino avesse delle buche. Avevo scelto di essere un “maestro di zumpi”.
Cominciai a studiare ancor prima di prepararmi per i test e da quel momento non c’è stato libro che ho aperto di cui non ne ricordi i contenuti e di cui non abbia testato, provato, criticato, messo in discussione, approfondito i contenuti!
Il giorno in cui ho ascoltato per la prima volta chi volevo veramente essere, ho cominciato ad imparare davvero!
Sopra ogni cosa ho imparato la differenza tra vitale e mortale: avessi continuato per quella strada “giusta” sarei morto poco a poco dentro… ora non mi importa quanto frutti il mio lavoro economicamente, non mi interessa il titolo con cui posso firmarmi!
Ora so di essere Claudio De Michele e di essere vivo!