Ricordi Laborit e i suoi esperimenti relativi all’incidenza dello stress sugli esseri viventi?
Se non hai letto l’articolo precedente ti invito a farlo per avere un quadro migliore della situazione, comunque questo non pregiudica la comprensione di quanto stai per leggere.

Detto ciò, provo subito a porti un interrogativo. Ho bisogno che tu interagisca eseguendo passo per passo le mie indicazioni.
Pensa ad un problema che urge di essere affrontato e, se non ne hai, magari pensa ad uno che hai dovuto affrontare in passato.
Bene!…Quante strade hai per risolvere questo problema?
Fermati un minuto e…riflettici!
Immagino ti saranno venute in mente tante soluzioni, ed in genere è così.
Ci sono tante soluzioni possibili per affrontare un problema.
Ora riesci a darmi una definizione di…”problema”?
Da definizione un problema è un quesito che attende una soluzione o anche una difficoltà che richiede un adattamento, un comportamento particolare perché si possa superarla.
Ma ancora una volta ti chiedo di fare uno sforzo ulteriore.
Cos’è realmente un problema?
Un problema è ciò che la tua dimensione più intima percepisce come CONFLITTO.
Ad un conflitto che si verifica in certe circostanze ci sono molte soluzioni possibili, ma tutte sono riconducibili solo a due modalità: ATTACCO o FUGA
Lo scopo nel risolvere un conflitto è quello di portare le nostre condizioni ad un livello superiore rispetto a quello in cui ci troviamo.
Portare le nostre condizioni ad un livello superiore implica necessariamente movimento da parte nostra, dunque azione.
Non è un caso che un conflitto venga percepito da noi come uno stress, perché lo stress è la molla che ci spinge ad attivarci e a risolvere la situazione.
Analizziamo il seguente scenario che, verosimilmente, avrai avuto modo di sperimentare almeno una volta nella vita.
Un giorno nel tuo posto di lavoro (all’università, a casa, etc…) ti vedi arrivare il capo (il professore, un genitore, etc…) infuriato, il quale ti rinfaccia davanti a tutti quelli che sono presenti in quel momento (colleghi, parenti, etc…) quanto tu sia stato incapace di portare avanti una richiesta (lavoro, esame, compito, etc…) che ti era stata fatta.
Scommetto che già soltanto leggere queste ultime righe ti ha rievocato un tumulto dell’animo.
Ma continuiamo la nostra analisi:
SCENATA=PROBLEMA=CONFLITTO
Ti sei ritrovato aggredito, magari nel tuo territorio e senza poter essere difeso da nessuno, una forte tensione si è fatta strada dentro di te costringendoti a cercare una buona risposta a questo tipo di stressor.
Come ti sei comportato?
- Hai affrontato la situazione, rispondendo per le rime a chi ti ha messo in questa condizione. Hai allora deciso di passare all’azione seguendo la modalità dell’ATTACCO. La tua “stazione di controllo” biologica è tranquilla, perché sente che è stata trovata una risposta al conflitto.
- Sei rimasto così indignato che hai deciso di non poter restare più in quel posto e sei andato via alla ricerca di un posto che ti garantisca un trattamento migliore. Hai allora deciso di passare all’azione seguendo la modalità della FUGA. Anche in questo caso la tua “stazione di controllo” biologica è tranquilla, si sente soddisfatta e può passare oltre.
Purtroppo queste due risposte non sono le uniche.
Supponi che il terrore di affrontare la situazione ti abbia sopraffatto. Hai paura di affrontare chi ti ha umiliato e ti senti anche troppo debole finanziariamente e personalmente per poter decidere di andare via. Così resti muto e rimani fermo nella tua condizione di conflitto. In sostanza non c’è ATTACCO né FUGA, c’è CONGELAMENTO dell’azione, nessuna risposta, fissità, assenza di movimento.
La tua “stazione di controllo” biologica interpreterà questa situazione come un conflitto irrisolto. Dunque resterai nel problema e lo stress avrà avuto la meglio.
Allora è meglio agire anche se potresti pentirtene?
Mettiamola così: “tra fare e non fare è sempre meglio fare, indipendentemente dal risultato avrai arricchito la tua esperienza”.
Da un punto di vista strettamente biologico è più sensato e sano agire sempre, perché il nostro sistema nervoso autonomo (SNA), deputato alla sopravvivenza, si occupa soltanto di allungarti la vita di 1/8 di secondo alla volta, poi sia quel che sia. Inoltre come hanno chiaramente dimostrato molti studi, tra cui, come detto, anche quelli di Laborit, chi agisce ha molte probabilità in meno di ammalarsi.
AFI da tempo è impegnata in ricerche scientifiche che riguardano le modalità di gestione dello stress. L’incapacità di governare ma ancora più spesso l’incapacità di riconoscere lo stress può provocare conseguenze catastrofiche. Se sei interessato a saperne di più a riguardo e non vuoi fermare la tua sete di conoscenza, non esitare di continuare a seguirci. Chiedi informazioni sui nostri corsi di formazione. Condividere informazioni attraverso la divulgazione scientifica rappresenta uno dei nostri obiettivi principali. La garanzia del benessere di ogni individuo non può prescindere dalla conoscenza di come ciascuno di noi funziona.