Fascia e alimentazione

Ho sempre trattato e affrontato l’argomento della “Fascia” da un punto di vista meccanico. Ho più volte ribadito quanto sia fondamentale che la fascia sia in una condizione di benessere. Questo vale se ti alleni, se sei un atleta agonista, se non ti alleni, se sei un bambino, se sei adulto o anziano: vale per chiunque voglia semplicemente muoversi e farlo senza fastidi, dolori o blocchi articolari.

Un tessuto connettivo in salute è il presupposto per il movimento e viceversa: se è vero che lo stato della fascia condiziona i movimenti, è altrettanto vero che, per mantenere questo tessuto in una condizione ottimale, diventa prioritario allenarsi e soprattutto farlo in maniera orientata e funzionale.

Ma ti sei mai chiesto quanto incida l’alimentazione su tutto questo?

Eh sì, mi riferisco all’alimentazione vera e propria: A CIO’ CHE MANGI!

Esistono infatti strade alimentari che stimolano l’insorgenza di processi infiammatori, che sai bene essere alla base di qualsiasi malattia degenerativa e non.

Molto spesso non ci rendiamo conto che ci propongono ovunque alimenti “pro infiammatori”.

Se fai un giro per gli scaffali dei supermercati, ti renderai sicuramente conto di quanto prevalgano le azioni pubblicitarie e promozionali su alimenti a base di carboidrati semplici e raffinati, su bevande zuccherate, gassate e alcoliche ecc.

Ma cosa succede se seguo, senza saperlo, una dieta ricca di cibi pro-infiammatori?

Sicuramente non ne vedrai gli effetti subito. Quello che succede puoi immaginarlo come una fontana che perde acqua: una goccia ogni 5 secondi circa cade nel lavello. Non oggi, non domani, ma col passare del tempo, se non sai come togliere il tappo al lavello o non sai come aggiustare la perdita, l’acqua si sarà accumulata e inizierà a fuoriuscire riempendo l’intera stanza.

Stiamo parlando di tessuto connettivo, che ti ricordo essere presente ovunque nel tuo corpo.

Un gruppo di patologi della New York University nel 2018, dopo aver definito il tessuto connettivo come un vero e proprio organo, che mette in relazione e comunicazione tutti i distretti corporei, ha dichiarato che è proprio all’interno di questo tessuto che hanno luogo le infiammazioni croniche e, di conseguenze, le malattie degenerative.

Ma se la fascia viene sempre citata relativamente al movimento e una cattiva alimentazione può destabilizzarla così tanto, cosa succede se subisco un trauma?

Mi spiego meglio: se subisco un infortunio e mi faccio male al ginocchio, che c’entra l’alimentazione?

Sull’infortunio probabilmente nulla, ma sui tempi e la qualità della guarigione la salute dei tessuti incide tantissimo. Se ho un tessuto infiammato, intossicato, riteso ecc. e a questo ci aggiungo un’infiammazione acuta da trauma, quanto sarà veloce il processo di guarigione?

Oltre a dover fronteggiare i soliti sintomi da infiammazione acuta, dovrò fare i conti con un’infiammazione cronica che mi condiziona l’intero organismo.

E chi ti dice a questo punto che l’infortunio non sia arrivato per un cattivo funzionamento del tessuto fasciale?

È proprio l’infiammazione di tipo cronico che, tramite citochine, cortisolo, insulina, fenomeni di resistenza ormonale ecc., altera la regolazione allostatica dell’organismo favorendo l’insorgere delle malattie moderne e accelerando l’invecchiamento (de Punder e Pruimboom 2015; Guarner e Rubio-Ruiz 2015; Rohleder 2015). Ed è proprio questo tipo di infiammazione la più “difficile” da evidenziare, perché spesso non coinvolge modifiche strutturali, bensì si manifesta come un’alterazione funzionale, il che comporta una difficoltà diagnostica, in quanto buona parte degli esami svolti mira a cercare alterazioni strutturali.

La fascia, infatti, gestisce la trasmissione di forze attraverso le linee fasciali e un cambiamento della sostanza fondamentale potrebbe alterare non solo il metabolismo da un punto di vista biochimico, ma anche e soprattutto la gestione dei movimenti e dei gesti atletici.

Non è raro trovare persone che lamentano dolori alla schiena, alle ginocchia, alle anche ecc. e già solo l’abbinamento di alimentazione e trattamento miofasciale è in grado di riportare la situazione ad una condizione accettabile.

D’altro canto la fascia risulta essere il sistema tampone più grande ed efficiente del corpo, un cestino capace di filtrare e metabolizzare ciò che non serve e che potrebbe generare danni. Ma se il cestino si riempie e otturiamo i filtri, sarà quasi impossibile che assolva al suo compito.

Sapevi che per la formazione del collagene è fondamentale il processo di glicosilazione dell’idrossilisina? Se però la glicosilazione è eccessiva, come in caso di iperglicemia, il collagene manifesta una struttura inadatta a svolgere le sue funzioni e sia il tessuto connettivo sia le ossa ne possono risentire nella loro elasticità e robustezza (Dominguez et al. 2005).

Ecco perché è importante nutrire bene il tessuto fasciale e per farlo hai solo un modo: curare e dedicarti alla tua alimentazione. Spesso leggo in giro la frase: siamo ciò che mangiamo.

Bhè non è del tutto sbagliata.

Quando la matrice extracellulare è piena di tossine e il pH diventa acido quello che succede è il passaggio da sol a gel. Questo vuol dire che il tessuto diventa più denso, quasi solido e determina un’importante compressione di arterie e vasi sanguigni, oltre che a una compressione dei centri linfatici.

Se il pH resta acido le conseguenze negative sono innumerevoli, tra le più importanti ricordiamo:

  • Il non funzionamento degli enzimi
  • La riduzione dell’affinità dell’ossigeno per l’emoglobina
  • L’alterazione del sistema di trasporto mediante proteine trasportatrici

Tutto questo vuol dire che le cellule e, di conseguenza i tessuti e gli organi, non possono ricevere il giusto nutrimento, che viene a generarsi una condizione di ipossia e di vasocostrizione.

In altre parole: SOFFERENZA CELLULARE.

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