Ambizione di Metamorfosi

Sono entrato in palestra perché troppo magro per sentirmi a mio agio!
Fino ad 11 anni sono stato obeso!

Il mio trascorso dal punto di vista estetico non è sempre stato rose e fiori. Il mio rapporto col cibo così come le mie relazioni sociali sono sempre stati molto influenzati da come percepivo il mio corpo rispetto all’ideale che avevo nella mia testa. Sono un neurotipo adrenalina dominante, ho bisogno di sentire che il mio valore è riconosciuto dagli altri e quando passi fanciullezza ed adolescenza inizi a percepire il corpo come un mezzo attraverso il quale ottenere la stima di chi ti guarda. Di certo questo pensiero non è in linea coi più grandi principi e non è quanto credo ad oggi ma sta di fatto che la gran parte delle persone continuano a vedere il corpo come un mezzo di affermazione socio-relazionale.

Ora che hai un’idea di quale fosse la motivazione che mi spingeva a migliorare dal punto di vista estetico puoi renderti bene conto anche di quanto forte fosse. Tutto il mio trascorso estetico era dunque il motivo per cui ambivo ardentemente ad una metamorfosi.

Volevo braccia grosse, glutei alti e sodi, un pettorale che si notasse anche dalle maglie, cosce che riempissero i jeans cadenti.
Seguivo i miei programmi di allenamento come un forsennato, ero più che ligio nel rispetto dei recuperi, nell’uso dei sovraccarichi sempre al limite. I pochi telefonini che circolavano venivano lasciati negli armadietti se non proprio a casa, poche chiacchiere e spesso solo con il partner di allenamento. Il workout è una messa: sei tu e il tuo dio! E proprio come un peccatore che non si sente assolto dalle preghiere che il sacerdote gli ha somministrato e continua a pregare ancora, così io, chiusa la scheda di allenamento del giorno, mi concentravo ulteriormente su quei muscoli che vedevo sempre piccolini.

So che stai pensando che sia un folle, che non avevo idea di come ci si allenasse davvero, che ero un fuori di testa che credeva che fare di più fosse meglio.

Tutto quello che ti ho detto può lasciarti queste sensazioni, ma ci sono alcuni dettagli che non ho ancora scritto. Ogni volta che decidevo di fermarmi oltre il mio allenamento era perché sentivo ancora di avere energie. Inoltre la scelta dei muscoli da continuare a martellare non era casuale: non mi andava di lavorare muscoli già stanchi. La sospensione dell’allenamento era dettata de diversi motivi: non solo dalle energie, ma soprattutto dalla percezione muscolare. Ebbene sì, percezione muscolare: avevo bisogno di sentire i muscoli che volevo stimolare, di sentirmi strettamente connesso ad essi, di avvertirne il pumping, il bruciore, lo stretching. Quando tutte queste sensazioni iniziavano a calare, calava anche la mia motivazione a continuare e quindi… via! Era il momento giusto per lasciare la sala attrezzi e farsi una bella doccia calda.
A distanza di anni riguardo quello che facevo e lo osservo sotto una prospettiva diversa: nessuno mi aveva erudito in merito, ma in maniera del tutto spontanea, avevo in me la dimensione del volume di allenamento.
Fai attenzione, non è così semplice! La tua mente ti inganna più di quanto tu creda. Per avvertire quelle sensazioni in maniera ineccepibile, adeguata, concreta devi ripensare a quello che ti ho detto poco prima: il tuo allenamento è come una messa! La concentrazione su te stesso, e la tua connessione con tutto il tuo corpo deve essere alta a tal punto che ogni sensazione possa essere percepita nei minimi dettagli. Se entri in connessione con il tuo corpo, la mente non può dirti cazzate. Se inizia a raccontartele, rimani focalizzato sul tuo obiettivo e ripetilo anche alla tua mente: vedrai che smetterà di dirti che è il momento di mollare quando ne hai ancora oppure smetterà di chiederti di proseguire ulteriormente quando invece è finita la benzina.

Ora ti passo 5 dritte che puoi utilizzare quando hai terminato il programma del giorno e vuoi continuare a martellare qualche altro muscolo:

  1. Usa contrazioni statiche prima di passare alle contrazioni dinamiche: aumenterai il tuo focus sul muscolo che vuoi coinvolgere
  2. Usa contrazioni statiche al termine della serie: è un modo per alzare il volume ulteriormente e contribuire all’attivazione dell’m-TOR
  3. Alterna contrazioni in cui ricerchi allungamento completo del muscolo (magari tieni anche per 1’’-2’’ la tensione in stretching) con contrazioni a ROM ridotto in cui la sensazione di bruciore sulla sezione isolata deve essere talmente alta da portarti quasi alle lacrime
  4. Cerca l’antagonismo muscolare: puoi riservare attenzione sia ad entrambi i muscoli antagonisti che farne prevalere uno (nel caso in cui l’altro sia già stanco). Nel primo caso alterni 1 serie di bicipiti ad 1 serie di tricipiti per esempio, mentre nel secondo caso fai 3 serie di bicipiti seguite da una sola serie di tricipiti.
  5. Nel caso tu non riesca a sintonizzarti sulla giusta frequenza del muscolo che vuoi sollecitare né con la contrazione isometrica né con lo stretching con sovraccarico, cambia angolo di lavoro o esercizio.

Da questa mia esperienza portati via una cosa sopra tutte: non esiste il volume esatto di carico di lavoro; esiste piuttosto il volume che in quel determinato giorno, a quella determinata ora, in quelle determinate condizioni, tu puoi sostenere.

Come fai a capirlo? Devi saperti ascoltare profondamente, e non lasciare che la mente tradisca le tue percezioni.

Se non ti senti pronto a stabilire da te quando puoi fare qualche serie in più o quando puoi tagliare qualche serie, affidati a mani esperte, affidati ad un professionista del settore, affidati ad un coach vero che sappia gestire al meglio la tua programmazione: ricorda, meglio stare 1 metro sotto che 1 centimetro sopra. Sovraccaricarti oltremodo ti servirà solo a peggiorare!

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